Vittorio Sgarbi ha definito Vivienne Westwood “il Giotto dell'arte contemporanea” con una delle iperboli che gli sono solite ed ha confessato che questa mostra è un suo “assoluto capriccio”. L'amicizia tra il critico e la stilista è di vecchia data ed ha prodotto anche un “Rigoletto” al teatro Verdi di Busseto di cui Sgarbi era regista e la Westwood costumista, ovviamente.
L'inglese da oltre trent'anni prende ispirazione dalla storia e dal quotidiano, dimostrando una fantasia straordinaria ed inesauribile, rinascimentale e barocca, sempre libera, piena di eccentricità e scorrettezze, basata su sgrammaticature. Lei è una signora simpatica e provocatoria, una femminista sostanziale la cui curva creativa ha avuto un andamento storico nitido e preciso, dai primi moti studenteschi ad oggi, passando per gli intrecci con il punk e la pop art, i rimandi al surrealismo e la critica politica. E riflettendo una sistematica, consapevole, esplorazione della storia del costume.
La retrospettiva restituisce, in tutto il fervore originario, la ricchezza delle idee che ha animato negli anni la creazione della Westwood e incanta per la densità e la complessità dei riferimenti alle arti pittoriche e letterarie, in un infaticabile bisogno di testare i limiti culturali della società
L'allestimento, pensato per il V&A Museum di Londra nel 2004, ha fatto tappa a Canberra, Shang Hai, Taipei, Tokyo, Dusseldorf, Bangkok e San Francisco, prima di giungere a Milano, dove è stato adattato alle tempere e agli stucchi della reggia, perchè gli oltre 150 abiti, in effetti, respirano con lo spazio, si esaltano tra arredamento e decorazioni. In un unicum irripetibile.
Milano, Palazzo Reale, fino al 20 gennaio 2008, aperta il lunedì dalle 14,30 alle 19,30, da martedì a domenica dalle 9,30 alle 19,30, il giovedì chiusura alle 22,30 (la biglietteria chiude un'ora prima della mostra), ingresso euro 8,00, catalogo Skira, infoline 02.54919, siti internet: www.viviennewestwood.co.uk, www.comune.milano.it/palazzoreale.
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